Waterworld

Le abbondanti piogge delle ultime settimane ci hanno costretto a rinunciare a molte delle nostre uscite programmate del giovedì come il Giro del Garda e la nostra Nove Colli di Cesena. Nella nostra zona non solo l’acqua ha invaso le strade, rendendo in molti casi impossibile il nostro percorso, ma ha anche creato non pochi disagi alla viabilità e negli scantinati della zona termale, trasformando le nostre tranquille cantine in vere e proprie piscine.

Nonostante tutto, lo spirito avventuroso del gruppo ciclistico Le Terme Padova non si è lasciato abbattere. Decisi a non rinunciare alla nostra tradizionale uscita domenicale, abbiamo scelto di affrontare le strade locali, sperando in una pedalata tranquilla e asciutta. Ma, come spesso accade, la realtà ha superato di gran lunga le aspettative.

Dopo una tranquilla pedalata sui colli Berici, ci siamo trovati di fronte a nuove sfide: una strada chiusa per smottamenti e un’altra completamente sommersa dall’acqua. E quando dico sommersa, intendo che mancava solo un cartello con scritto “Welcome to Venezia!

Ma procediamo con ordine

Giunti al bivio per Pianezze a Villabalzana , all’imbocco di un’impegnativa discesa, troviamo un cartello che indicava “strada chiusa per frana“. Dopo un attimo di indecisione abbiamo inconsciamente deciso di procedere. Dopotutto, siamo ciclisti, non ci fermiamo certo davanti a un semaforo rosso o a un cartello giallo!

Abbiamo mandato in avanscoperta il nostro intrepido uomo di colore (il Maron), che ci ha rassicurato telefonicamente: “Tranquilli, si passa!” (Nota bene: queste parole saranno ricordate nei secoli a venire come il preludio di ogni grande avventura).

Così, con fiducia e forse un pizzico di follia, abbiamo iniziato la discesa. E qui, tra curve, fango e pietre, abbiamo messo alla prova non solo le nostre bici, ma anche le nostre capacità di improvvisazione. E alla fine, con i freni che fischiavano in coro per festeggiare lo scampato pericolo, abbiamo raggiunto Pianezze sul Lago, giusto in tempo per trovarci di fronte alla nostra strada sommersa.

Dopo un attimo di smarrimento e qualche battuta sulla possibilità di noleggiare bragossi o gondole, il nostro spirito avventuroso ha preso il sopravvento. “Chi ha detto che per fare ciclismo non si possa navigare un po’?”, ha esclamato il nostro caro Valter, sempre pronto con una battuta.

Il presidente Flavio, in evidente estasi spirituale, ricorda di aver camminato sul lago di Tiberiade qualche annetto fa’, come riportato dal Vangelo (Matteo 14:22-36), e vorrebbe dare prova di ricordarsene ancora, ma i suoi più fedeli apostoli e seguaci lo persuadono a desistere ma lui disse loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Beppi gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque».

E così, dopo aver controllato che non ci fossero coccodrilli (ok, forse solo qualche carpa, ma non si sa mai), abbiamo iniziato la nostra traversata. I più esperti hanno subito mostrato le loro doti da equilibristi, mentre i meno fortunati hanno testato l’impermeabilità delle loro scarpe e calzini.

La scena era degna di un film comico: chi cercava di spingere la bici con solo mezzo giro del pedale per non entrare in acqua, chi faceva slalom tra i mulinelli, e chi gridava di non fermarsi per non far mettere il piede a terra (meglio in acqua) a tutti gli altri, e chi, come il nostro amico Marco, dichiarava che avrebbe scritto un libro sulle “Nuove Vie d’Acqua del Cicloturismo Padovano”. Intanto al largo un paio di anatre galleggiavano sull’acqua e ci osservavano incredule.

Con il senno di poi, sapendo che con le nostre biciclette possiamo anche navigare sull’acqua, avremmo potuto risparmiarci i biglietti del Bragosso e del Ferry Boat per il tragitto da Chioggia a Venezia della settimana scorsa.

I tre più timorosi (o forse i più saggi) che probabilmente non sapevano nuotare, hanno però deciso di ritornare sui loro passi, con la scusa di aver lavato la bicicletta solo ieri, e di allungare il percorso di appena 500 metri per incontrarci sull’altra sponda.

Gli intrepidi ciclisti lagunari, raggiunta la terra ferma sull’altra sponda, con il cuore che batteva forte e sorrisi smaglianti, hanno deciso che questa avventura doveva essere ricordata per sempre. Hanno riso fino alle lacrime condividendo le loro emozioni e imprese acquatiche.

Questa uscita ci ha insegnato una cosa importante: non importa quanto possa sembrare difficile il percorso, con lo spirito giusto e una buona dose di incoscienza, ogni sfida può trasformarsi in un ricordo indimenticabile.

Alla prossima avventura (sperando sia un po’ più asciutta)!

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One thought on “Waterworld

  1. Grazie Flavio, aggiungo che arrivato a casa ho dovuto smontare la ruota anteriore per togliere l’acqua presente dentro il cerchio

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