Passi Dolomitici 2024

Campolongo, Valparola, Falzarego e Giau

Siamo andati nel cuore delle Dolomiti e siamo tornati con le Dolomiti nel cuore.

Il progetto era senza dubbio ambizioso, almeno per noi, e l’abbiamo affrontato tutti con il dovuto rispetto.

Le nostre fatiche sono state ampiamente ricompensate con una serie di paesaggi che rimarranno indelebili nei nostri ricordi più preziosi.

Ricorderemo per sempre questa giornata e condivideremo le nostre emozioni con gli amici, raccontando la nostra “impresa” ai nostri increduli nipotini.

Cencenighe, Alleghe, Caprile, Arabba

La prima parte del percorso non è da sottovalutare. Da Cencenighe si sale ad Alleghe, si costeggia l’omonimo lago e si arriva a Caprile. La strada è costantemente il leggera salita e servirà per rompere il fiato e scaldare la gamba. Dopo 13 km arriviamo a Caprile, si svolta a destra e comincia la salita verso Larzonei e Ceradoi dove lasciamo il bivio che sale al Passo Falzarego sulla destra. Proseguiamo in direzione Pieve di Livinallongo e quindi al km 35 arriviamo ad Arabba.

Arabba, Passo Campolongo, Corvara, La Villa

Da Arabba comincia la salita che porta al primo vero Passo di giornata il Campolongo che molti di noi non hanno mai affrontato da questo lato. Si tratta di circa 5 km al 6%. La salita viene interrotta da dei semafori per dar modo ad alcuni operai di togliere dalla strada un grosso tronco. Arriviamo al passo Campolongo pronti per scattare qualche foto.

Ci lanciamo in discesa per raggiungere il punto panoramico che sovrasta Corvara per un’altra bella foto di gruppo. Si scende ancora da Corvara a La Villa ed essendo l’ora di pranzo qualcuno pensa bene di assaggiare una bella fetta di strudel mentre altri si accontentano dei più tranquilli panini portati da casa.

La Villa, Passo Valparola, Passo Falzarego

Da La Villa parte la seconda impegnativa salita di giornata, il Valparola. Attraversiamo Costadedoi e San Cassiano. Qui la difficoltà aumenta man mano che l’altimetria sale. Sono in totale 12 km con una pendenza media del 7,6% ma l’arrivo al passo è spettacolare. Un paesaggio magnifico con i suoi sassi, il verde dei prati e il tutto a un passo dal cielo. L’aria è frizzantina e qualcuno si copre per la discesa. Proseguendo in falsopiano arriviamo all’incrocio del Passo Falzarego e noi prendiamo la strada di sinistra che scende a Cortina d’Ampezzo.

Passo Falzarego, Pecol e Passo Giau

Dal Falzarego a Pecol abbiamo 9km di una bella e veloce discesa che è il preludio di una altrettanto bella ed impegnativa salita che ci porta a Passo Giau. La salita misura quanto la discesa appena effettuata: 9km con una pendenza media del 8,2% ma con parecchi tratti in doppia cifra. Qui la fatica accumulata comincia a farsi sentire e si sale ognuno col proprio passo. Ci sono ciclisti delle Terme sparsi per tutta la montagna. Un Veglione del Tritello come direbbe il noto ex ciclista e commentatore televisivo Magrini. L’arrivo al Passo Giau (2336m) lascia però tutti a bocca aperta ed il paesaggio a 360° è indescrivibile. Vedere per credere.

Il rientro

A malincuore dobbiamo lasciare questa meraviglia della natura e scendere al parcheggio di Cencenighe. Ci aspettano ancora 30km fortunatamente tutti (quasi) in discesa. Non dimenticheremo facilmente questa bella esperienza.

Grazie

Un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti che, con la loro passione, determinazione e comportamento, hanno reso unica questa straordinaria pedalata nel cuore delle Dolomiti. Grazie a loro, la pedalata è stata davvero speciale. Grazie a Pasquale, Giuseppe, Paolo, Mauro S., Valter, Sandro, Andrea, Monica, Davide, Amedeo, Nicola Mauro B. e immodestamente anche al sottoscritto.

Il percorso

LE FOTO

Non sempre le foto riescono a trasmettere le emozioni di chi le scatta ma ci auguriamo che riescano almeno a mostrare la magnificenza dei luoghi che abbiamo visitato e che tutto il mondo, giustamente, ci invidia.

Condividi:

Sette laghi e due salite

Come cercare un lago in un pagliaio

I giri del Zoba

Un altro giovedì spettacolare in bicicletta su un percorso incantevole alla scoperta delle meraviglie che le nostre montagne ci regalano.

Piccoli e grandi laghetti, simili a perle incastonate nel verde delle montagne, attirano bagnanti in cerca di sollievo dal caldo asfissiante. Queste aree tranquille e fresche offrono un rifugio ideale durante le torride giornate estive.

L’itinerario inizia a Levico in Valsugana, si arrampica a Vetriolo per poi scendere a Pergine Valsugana, sale nuovamente sul lato destro della Valle dei Mocheni, attraversa l’altopiano di Pinè e infine ritorna in Valsugana passando per Caldonazzo.

Dal punto di vista ciclistico la giornata si sviluppa su due impegnative salite. La prima da Levico Terme a Vetriolo, 10km con una pendenza media del 7,6%, e la seconda da Pergine Valsugana al Passo Redebus 17km con una pendenza del 7%.

Anche questa pedalata sarà ricordata per la sua bellezza e si ringraziano tutti i partecipanti che con la grande passione e simpatia l’hanno resa anco più piacevole.

Lago di Levico

Salita di Vetriolo

Un quasi Lago a Palù di Fersina

Passo Redebus

Lago delle Piazze

Lago di Serraia (Baselga di Pinè)

Lago di Madrano

Lago di Canzolino

Lago di Caldonazzo

Condividi:

Sua Maestà LO STELVIO

Stilfser Joch (in tedesco), 2758 m s.l.m.

La sveglia

Un’intera giornata dedicata a sua Maestà lo Stelvio.

La sveglia puntata nel cuore della notte alle ore 03:00. Fuori buio pesto. Un rapido controllo della borsa: dimenticato niente? Scarpe, manicotti, casco, computerino, borracce, tutto a posto.. Per colazione a quest’ora basta un espresso e un paio di biscotti. Esco di casa alle 03:45 con la bici sotto il braccio e saluto a bassa voce un coinquilino che rientra a quell’ora probabilmente dopo una serata di bagordi. Lui mi guarda stranito, ma ovviamente non può capire.

Fuori, nel buio più totale, mi aspetta già Valter con la sua macchina e bici già caricata. Passiamo anche da Sandro, carichiamo la bici in silenzio come dei ladri e partiamo. A quest’ora per strada quasi nessuno. Dal paninaro in tangenziale un gruppetto di attardati “guerrieri della notte” si stano facendo l’ultima birra e un paninazzo onto.

Il viaggio

Se tutto andrà bene, ci aspettano tre ore di viaggio abbondanti prima di essere al cospetto di sua Maestà lo Stelvio. Se tutto andrà bene, appunto … Sorvolo sulle difficoltà del viaggio e sul “mancamenti” della macchina del Valter che non voleva saperne di arrivare nel profondo Sudtirolo.

In qualche maniera alle ore 09:00 spaccate eravamo tutti in posa per la foto prima della partenza. Ormai ci vuole il grandangolo per farci stare tutti nella stessa foto. Il richiamo dell’iconica salita ha convinto 23 ciclisti, 2 motociclisti e 2 autisti a lasciare le accalorate terre venete per salire nell’aria frizzantina tra queste montagne ancora parzialmente innevate.

La scalata

Ed eccoci, come i più osannati professionisti a scalare la famosa cima Coppi del Giro d’Italia. Campioni del passato e del presente si sono dati battaglia su questa salita che non fa sconti a nessuno. Con i suoi tortuosi 24 chilometri di asfalto, distribuiti in 48 tornanti e una pendenza media del 7,6% diventa un bel test fisico ma soprattutto mentale. Imperativo è prenderla con la dovuta calma, gestire lo sforzo per non arrivare ad affrontare gli ultimi metri senza nessuna energia.

Si formano naturalmente più gruppetti che salgono a velocità diverse. Ognuno del suo passo? No, si cerca ti restare col passo di chi ti precede. Ognuno immerso nei suoi pensieri, ascoltando il respiro che diventa sempre più affannoso, il cuore che pompa incessantemente sangue e ossigeno ai muscoli che si contraggono liberando la loro energia sui pedali.

Il paesaggio tutt’attorno è incantevole, il verde intenso dei prati e dei bosci, le cime ancora innevate si stagliano nel blu intenso del cielo solcato qua e la da qualche nuvola bianca. La tentazione di fermarsi per scattare una foto è tanta ma il pensiero di perdere il ritmo ci fa decidere di memorizzare queste immagini nei nostri ricordi e di continuare la scalata.

Gli ultimi tornanti visti da sotto sono uno spettacolo spaventoso ma la loro vista non ci scoraggia, anzi ci sprona a proseguire.

La salita dello Stelvio è avvolta da un fascino particolare, la storia l’ha resa unica. Nei nostri ricordi sono presenti le immagini di campioni che salgono stravolti dalla fatica ma travolti dall’entusiasmo di un mare di folla che li incita a ogni pedalata. Per noi oggi non ci sono tifosi, siamo soli, noi in bicicletta e la montagna con la sua maestosità e il suo silenzio, interroto ogni tanto da un fiscio di marmotta da un verso di un uccello predatore o dal rombo assordante di una moto che passa.

Il Passo

L’arrivo ai 2758 metri del Passo dello Stelvio è una liberazione, un misto di felicità e fatica. Tra le tante moto parcheggiate si cercano i compagni che ci hanno preceduto per mostrare loro la nostra soddisfazione e ricevere i loro complimenti. Quando gli sguardi si incrociano non servono parole o pacche sulle spalle, siamo consapevoli di aver vissuto questa magnifica esperienza assieme e che le emozioni sono le stesse per tutti.

Pur essendo a metà luglio il termometro qui misura 10 gradi, fa freddo e siamo tutti sudati, bisogna coprirsi mentre si aspettano gli ultimi amici e prima di affrontare la lunga e veloce discesa sul lato svizzero della montagna. Ora abbiamo anche il tempo per un panino e per fare qualche foto e immortalare i nostri sorrisi.

Il rientro dalla Svizzera

Si riparte prudentemente in discesa in un paesaggio completamente diverso. Il lato svizzero sembra ancora più verde e la strada scende verso Santa Maria tra prati, boschi e impetuosi ruscelli. Salutiamo la nostra scorta in moto al bivio di Passo Umbrail, loro proseguono verso Bormio per rientrare a casa. Grazie Giovanni e Lorenzo a cui dobbiamo molte di queste foto. Ora siamo scortati dalle auto di Roberto e Marina dove abbiamo caricato tutti i nostri zaini.

Dopo aver ammirato il Monastero di San Giovanni, con il bel campanile, a Muestair, passiamo la dogana e torniamo in Italia. Ci fermiamo a Glorenza per una foto al centro della bellissima cittadina.

Non ci resta che arrivare al parcheggio dove le nostre macchine ci hanno aspettato pazientemente. Appuntamento per tutti in birreria a Forst dove chiudiamo in bellezza, da par nostro, questa fantastica esperienza.

Chiudo questo resoconto sorvolando sui preoccupanti problemi meccanici del rientro che ci hanno fatto pensare di dover abbandonare l’auto a bordo strada e rientrare a casa sulle nostre più affidabili biciclette.

Condividi:

Bologna 29 giugno 2024

50 SPECIAL

Abbiamo accettato con grande entusiasmo l’invito degli amici del Pedale Bolognese per una pedalata sulle famose colline bolognesi, celebrate anche nella canzone “50 SPECIAL” del cantante Cremonini.

Una ventina di ciclisti veneti e altrettanti bolognesi si sono fusi per l’occasione in un vivace serpentone che ha attraversato le incantevoli colline che fanno da sfondo alla città felsinea. Il percorso ci ha condotti fino al Santuario di San Luca, per poi immergersi nella storicità del centro di Bologna con le sue splendide piazze, fontane, torri e le maestose chiese.

Anticipo del Tour de France

La città di Bologna si prepara con entusiasmo per l’attesissimo passaggio della grande manifestazione ciclistica di domani, colorandosi di giallo. Anche l’idea di piantare per l’occasione numerosi girasoli lungo le strade è stata geniale.

I nostri due gruppi hanno anticipato l’arrivo della carovana di ciclisti, percorrendo le stesse strade che per l’occasione sono state riasfaltate per dar modo al gruppo di sviluppare le alte velocità a cui sono abituati mentre noi abbiamo mantenuto una più tranquilla velocità di crociera anche per non essere scambiati per i più famosi professionisti.

San Luca

Il Santuario della Beata Vergine di San Luca è probabilmente uno dei monumenti più iconici di bologna.

Il Santuario sorge sul colle della Guardia a 280 metri sul livello del mare, dominando la città e risultando ben visibile da chilometri di distanza. La ripida salita che conduce al Santuario, celebre tra gli sportivi per essere stata teatro di numerosi arrivi di tappa del Giro d’Italia, domani sarà affrontata due volte dal Tour de France prima dell’arrivo previsto nel centro di Bologna.

Il Porticato

La salita al Santiario è caratterizzata da un lunghissimo porticato che consta oltre 650 archi e di 15 cappelle. Con i suoi 3.796 m. risulta essere il portico più lungo al mondo.

Fratelli di Pedale e Forchetta

L’incontro con gli amici del Pedale Bolognese ha avuto il suo epilogo sul terreno dove ci sentiamo indiscutibilmente più a nostro agio. L’ambiente è comunemente costituito da una serie di assi di legno in posizione orrizontale ad una altezza di cira 1 metro, coperte da un tessuto normalmente chiamato “tovaglia” (che più essere di materiali e colori comunque ininfluenti). Su queste tovaglie vengono deposti contenitori di liquidi e solidi, presto riempiti con prodotti commestibili che vengono assunti, senza alcuna costrizione, per via orale accompagnati da chiacchere, aneddoti, e tanti sorrisi. Per agevolare l’assunzione dei suddetti prodotti è usanza utilizzare degli appoggi, comunemente denominate “sedie” su cui ci si siede comodamente allungando le gambe sutto il tavolo per tutto il periodo della manifestazione “sportiva” a meno che non sia previsto un buffet per cui ci si deve alzare più volte per fare quei faticosi “quattro passi”.

Ecco, su questo terreno abbiamo capito di non essere soli. Nonostante la distanza anche culturale tra le nostre città, la separazione naturale del fiume Po tra le due regioni e le leggere differenze dialettali, possiamo considerare questi ciclisti bolognesi nostri fratelli di pedale e forchetta.

Ringraziamo tutti, Pedalini e Pedaline, ma in particolar modo il Presidente Gabriele per la simpatia, la generosità e per l’opitalità con cui hanno voluto ricambiare il nostro invito sui Colli Euganei. Nella speranza che questo sia solo il primo passo di una “fratellanza” che vorremmo far durare a lungo nel tempo, sempre all’insegna dell’amicizia, della condivisione e soprattutto alla passione per la bici.

Condividi: