Val d’Adige e Monte Baldo

Il nostro vagabondare tra le valli e le montagne venete oggi ci ha portato a conoscere la rigogliosa Valle dell’Adige, da Affi a Mori, e salire sul Monte Baldo il cui lato occidentale si tuffa nel Lago di Garda e il lato orientale offre una vista mozzafiato sui Lessini.

Tutto è stato condizionato dalle previsioni meteo che prevedevano fino a un paio di giorni fa pioggia e molto freddo. Siamo stati tentati fino all’ultimo di annullare o spostare la nostra pedalata a momenti migliori, ma la caparbietà di alcuni di noi ci ha fatto godere anche di questa bella esperienza.

La sveglia alle 5:30 e la partenza alle 06:30, piove. Entriamo in autostrada, piove, ma ad ovest, la nostra direzione, l’orizzonte è di un bel azzurro luminoso che da fiducia. Arriviamo al parcheggio previsto di Affi ed il sole splende mentre la pioggia è prevista attorno alle ore 16:00. Non ci resta che partire godendoci il sole finché ci sarà. Contiamo comunque di aver concluso per le 16:00 i nostri 110km e soprattutto i 2200 metri di dislivello.

Ore 08:00 al parcheggio di Affi (ex stazione ferroviaria)

Per tutti si tratta della prima volta da queste parti e come si sa la prima volta ha sempre un fascino particolare e come si dice non si scorda mai.

Da Affi raggiungiamo la famosa ciclabile che costeggia il corso del Fiume Adige che fa parte della lunghissima Ciclovia del Sole, un progetto non ancora completamente realizzato che prevede un percorso che dal Brennero si snodi in direzione Nord-Sud lungo tutta la penisola toccando la Valle dell’Adige, Verona, Mantova, Bologna, Pistoia, Firenze, Arezzo, Orvieto, Roma, Latina, Napoli, Salerno, Villa San Giovanni, Messina e Palermo.

Preoccupati di non poter fare velocità, perché abituati alle nostre ciclabili, ci siamo trovati invece a pedalare su una stradina tenuta benissimo e fiancheggiata da una serie infinita di vigneti curati alla perfezione e l’erba, anche a ciglio strada, rasata meglio del prato di San Siro.

A circa metà della Valle notiamo in alto sulla sinistra, abbarbicato alla roccia a strapiombo, il Santuario della Madonna della Corona che sarà meta sulla via del ritorno ma che per motivi logistici saremo costretti a non visitare. Proseguiamo serpeggiando tra i vigneti fino a Mori da dove, dopo un cinquantina di chilometri, comincia la nostra impegnativa salita.

Santuario delle Madonna della Corona visto dalla Val d’Adige

Una salita che abbiamo diviso in tre tronconi: Da Mori a Brentonico, da Brentonico a San Giacomo, e da San Giacomo a Bocca Creer (Rifugio Graziani) per un totale di 23 chilometri e circa 1500 metri di dislivello.

Il cielo ora ha cambiato colore e qualche nuvola amica ci protegge dai raggi di sole che su questa salita ci avrebbero abbrustolito. Man mano che si sale anche la temperatura scende favorita da qualche sferzata di vento. Ma non ci preoccupiamo perché il nostro appuntamento con la pioggia è fissato per le ore 16:00.

Arriviamo a Bocca Creer (alt. 1617m) alla spicciolata ed i primi arrivati soffrono un pò di freddo aspettando(mi) i più lenti. Come sempre scattiamo qualche foto per documentare anche questo post e ripartiamo di fretta perché, pur avendo avuto rassicurazione sull’orario della pioggia non vorremo che “quella” non voglia farci una sorpresa presentandosi con qualche ora di anticipo.

Bocca Creer (Rifugio Graziani) altitudine 1617

Da qui i successivi 10 chilometri sono veramente spettacolari, si rimane in quota attraversando boschi rigogliosi dove spiccano tra gli altri molti alberi di maggiociondoli che con i loro bei fiori gialli donano un tocco quasi artistico al paesaggio.

Poi ad un tratto, a Bocca Navena, si apre il sipario sul grande Lago di Garda che da quest’altezza si mostra a noi in tutta la sua maestosità.

La vista del Garda da Bocca Navene

Ammirati ma ancora infreddoliti, continuiamo il nostro percorso che ora, sulla carta presenta solo qualche “dentino” che risulta essere cariato perché fa un po’ male. Si scende fra stridii di freni e richiami di marmotte, due delle quali ci attraversano la strada all’ultimo secondo (ecco perché bisogna andare piano anche nelle belle e invitanti discese)

Attraversiamo in discesa Novezza e Ferrara di Monte Baldo e dopo un altro fastidioso “risciacquo” arriviamo a Spiazzi. Qui avremmo dovuto lasciare le bici incustodite, scendere col pulmino per visitare il famoso Santuario con le nostre scarpette da ciclista perdendo almeno un’ora. Abbiamo deciso di ripartire subito anche considerando il nostro appuntamento delle 16:00 con la “Madame” pioggia.

Altra pausa in discesa causata da una foratura che che ci ha dato però la possibilità di ammirare il famoso Platano dei 100 bersaglieri prima di arrivare al nostro parcheggio dove abbiamo avuto modo di cambiarci, risistemare le bici e mangiare un bel panino accompagnato da un fresca birra.

E’ ora di rientrare e della “signora” pioggia nessuna presenza a conferma dell’antico adagio che recita “il tempo non si è mai sposato, perché vuole sempre fare quello che gli pare“.

Per concludere in bellezza la giornata abbiamo accolto a braccia aperte l’invito di Nicola a visitare una cantina della Valpolicella che naturalmente ci ha favorevolmente impressionato a cui abbiamo promesso un “ripasso“.

Come sempre concludo questi miei resoconti complimentandomi con tutti i miei compagni di viaggio per la bella riuscita della giornata sicuro che altre ne seguiranno in futuro se affrontate con lo stesso spirito di scoperta e passione ciclistica.

E per LE TERME Hip Hip Hurrà

Tutte le foto di giugno sono scaricabili Qui

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One thought on “Val d’Adige e Monte Baldo

  1. Grazie Flavio per il tuo resoconto, ma sopratutto per aver organizzato questa bella escursione nei minimi particolari. Come ha commentato qualcuno ieri ” un Presidente così neanche ce lo meritiamo!” Grazie

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