Episodio nr. 3: IL LAGO
Spazio: ultima frontiera. Questi sono i viaggi della nave stellare LeTerme. La sua missione è quella di esplorare strani mondi alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà per arrivare coraggiosamente là dove nessuno è mai giunto prima.
Diario del Capitano James F. S. Kirk, data stellare 3022.6.25, oggi è il nostro terzo giorno nello spazio profondo ai confini della galassia chiamata Veneto. Rimanendo ai bordi della galassia nella lontana provincia di Verona siamo venuti in contatto con nuovi monti, salite e paesaggi a noi finora sconosciuti.
Siamo atterrati alle primi luci dell’alba, che su questo grazioso pianeta si ripete ogni 24 ore, sempre la mattina presto. Da alcune tabelle sulla strada abbiamo capito che la località si chiama Sommacampagna. Abbiamo parcheggiato le nostre navicelle in un tranquillo parcheggio vicino alla graziosa Villa Venier (non credo fosse di proprietà della famosa Zia Mara) e abbiamo scaricato le bicicletta che abbiamo deciso di usare anche oggi per esplorare i dintorni.
Anche su questo pianeta il percorso è stato abbastanza difficile a causa di continue discese e risalite su collinette tutte ricoperte da una coltivazione che gli alieni di queste parti usano per produrre un liquido che chiamano “vino” che, come la birra di ieri, bevuto fresco è piaciuto molto a tutto l’equipaggio.
Quello che più ci ha colpito di questo nuovo pianeta è aver trovato una grande massa d’acqua contenuta tra le montagne che la delimitavano come un grande catino. Abbiamo scoperto da alcune antiche iscrizioni che il grande catino viene chiamato “Lago” e nello specifico questo è il “Lago di Garda“.
Il colore dell’acqua rifletteva il bel colore azzurro del cielo che è stato illuminato per tutto il giorno dalla stella che illumina, riscalda e da vita a questo pianeta.
La stella qui la chiamano “sole” e oggi riscaldava l’atmosfera del pianeta in modo molto pericoloso per noi che veniamo da mondi lontani, fortunatamente però le nostre nuove tute riescono a darci un po’ di refrigerio.
Superando la montagna, che dal lato occidentale sembrava immergersi nel lago, il paesaggio è cambiato repentinamente e siamo passati dalla vista dell’ameno catino a verdi pascoli dove strani animali quadrupedi con lunghe corna sul capo brucavano beatamente dei verdi fili d’erba che anche qui stranamente chiamano erba.
Il pedalare per ore ci ha messo un po’ d’appetito per cui ci siamo fermati in una stazione di servizio per biciclette dove servivano pezzi di pane con all’interno dei prodotti locali che chiamano affettati (forse perché vengono tagliati a fette). Abbiamo accompagnato questa strana specie di ricarica con delle fresche “birrozze”.
Dopo la ricarica siamo ritornati alle nostre navicelle che distavano circa 30 anni luce. Le nostre tute sembravano aver perso la loro capacità raffreddamento o forse il pianeta si era avvicinato pericolosamente alla sua stella. L’aumento di temperatura ha avuto su qualcuno di noi degli spiacevoli effetti collaterali quali ingiustificati momenti di nervosismo, difficoltà di orientamento, perdita di potenza ed eccessiva sudorazione. Abbiamo cercato invano dei distributori d’acqua lungo il percorso ma alla fine ci siamo dovuti accontentare di altre birre per riportare tutto alla normalità.
Anche la strumentazione in dotazione sembrava non funzionare al meglio, I nostri antichi “Garmin” alternavano svolte a destra e a sinistra mandando in tilt il malcapitato responsabile della navigazione di turno.
Siamo rientrati alle ore 16:05 (locali) alla nostra astronave interstellare che ci trasporterà domani su altri mondi da esplorare a completamento della nostra missione di quattro giorni ai confini della Galassia Veneto.
Domani sera, dopo i festeggiamenti di fine missione, scriverò il mio nuovo rapporto.