Una gita sul Po (in bianco e nero)

In una grigia giornata di fine ottobre abbiamo deciso di dirigere le nostre biciclette verso sud alla ricerca di un po’ d’azzurro. Di azzurro non ne abbiamo trovato neanche un po’, ma in compenso abbiamo trovato il Po.

Partiti dal Ponte di Mezzavia alle 09:00 del mattino abbiamo attraversato un banco di nebbia nei pressi di Monselice ma per il resto del nostro viaggio siamo stati accompagnati da un anonimo cielo coperto e un po’ di foschia.

Dopo aver smarrito uno dei nostri compagni più indisciplinati lungo la strada, ma non a causa della nebbia, abbiamo fatto tappa a Rovigo per compiere il nostro rituale di caffè e macchiatoni nella centralissima e vivace Piazza Vittorio Emanuele II, oggi sede del mercatino.

Recuperato telefonicamente il “disperso” siamo ripartititi sempre in direzione Sud fino ad incrociare il più lungo fiume d’Italia che per ironia della sorte ha il nome più corto: Il Po

Pedalare lungo l’argine, con gli imponenti pioppeti che fanno da cornice al fiume, in un’atmosfera in bianco e nero, evoca i ricordi dei film della nostra infanzia, come quelli con Don Camillo e Peppone. Questi film erano ambientati a Brescello, un po’ più a ovest rispetto a noi, e venivano interpretati dagli indimenticabili attori Cervi e Fernandel.

Il Po

E così ci siamo trovati a Pontelagoscuro (evviva la tavolozza di colori) ad attraversare il vasto fiume sul ponte di ferro, che, come era prevedibile, era dipinto in un vivacissimo grigio, perfettamente in sintonia con il grigiore della giornata.

L’imponente corso d’acqua torbida, maestoso e imponente, scorreva alto sulle sue rive, trasportando con vigore una vasta quantità di tronchi, arbusti e molti detriti galleggianti verso il mare. Questo inquietante spettacolo era la conseguenza delle abbondanti piogge degli ultimi giorni nella pianura padana. Tutto quel prezioso liquido, raccolto dai fossi, confluito nei torrenti e nei fiumi che si gettano nel grande fiume che si fa carico di trasportarlo inesorabilmente verso le sue foce e infine verso il vasto mare Adriatico.

Ferrara

Lasciatoci il Po alle spalle, entriamo pedalando trionfalmente a Ferrara, non come i trentatré trentini che entravano in Trento tutti e trentatré trotterellando, e ci imbattiamo nel cartello che proclamava “Ferrara la città delle biciclette”.

Arriviamo nel cuore di Ferrara e ammiriamo il Castello Estense, l’emblema più rappresentativo della città. Questo maestoso castello venne eretto nel 1385 con l’obiettivo di fungere da fortezza per il controllo politico e militare del territorio e per la protezione della famiglia Estense. La posa della prima pietra, avvenuta simbolicamente il 29 settembre, in occasione del giorno di San Michele, gli conferisce anche il nome di Castello di San Michele.

Continuiamo a circumnavigare il Castello per raggiungere la suggestiva piazza della Cattedrale, costantemente “avvolta” in impalcature per nascondere i lavori in corso. Procediamo davanti al Palazzo del Municipio e notiamo la statua minacciosa di Girolamo Savonarola, conosciuto come “Il fustigatore”.

Egli si distinse per il suo ruolo di accusatore della corruzione e della decadenza all’interno della Chiesa, predicando la penitenza come unico cammino verso la salvezza. Savonarola era contrario a ogni forma di lusso, che riteneva causa di depravazione, e promosse processi contro coloro che riteneva immorali, organizzando i famigerati “roghi delle vanità”, durante i quali venivano bruciate opere d’arte, libri e strumenti musicali. Il frate domenicano, originario di Ferrara, fu impiccato e poi arso sul rogo dalla Chiesa a Firenze insieme ai confratelli Domenico e Silvestro, con l’accusa di eresia.

Dopo aver effettuato la nostra rapida visita alla città (cosa che richiederebbe giorni ad altri), decidiamo di metterci nuovamente in sella e dirigere le nostre biciclette verso Nord. Modifichiamo il nostro percorso rispetto all’andata, attraversando ampie campagne e campi perfettamente coltivati che testimoniano l’abilità dell’uomo nell’opera di coltivazione. Attraversiamo Pescara (non quella in Abruzzo) e giungiamo a Ro (non quella vicino a Milano), dove abbiamo programmato una sosta per gustare toast, panini e birra.

Ricaricati di energia, riprendiamo il nostro viaggio verso casa. Ci restano circa 50 chilometri e impostiamo la nostra consueta velocità di crociera, che ci permette di avanzare rapidamente senza esagerare e, soprattutto, in totale sicurezza.

Così, mentre percorriamo gli ultimi chilometri di questa bella e lunga pedalata, riflettiamo sulla meravigliosa giornata trascorsa in compagnia. Abbiamo attraversato paesaggi suggestivi e visitato luoghi storici. Le biciclette ci hanno portato in giro attraverso città e campagne, offrendoci una prospettiva unica sulla bellezza del nostro territorio.

Ma ciò che rende questa giornata davvero speciale è stata la compagnia dei nostri amici, condividendo risate, storie e la gioia di esplorare insieme. È in momenti come questi che ci rendiamo conto di quanto sia preziosa l’amicizia. Mentre ci avviciniamo a casa, portiamo con noi il calore di questa esperienza e il ricordo di una giornata perfetta, anche se grigia, passata in compagnia.

Condividi:

Scrivi qui un tuo commento.. anche senza nessuna registrazione..