Il basculante del garage si è chiuso fragorosamente alle mie spalle con un rumoroso sferragliare di catene come un massiccio e borchiato portone sul ponte levatoio dell’antico maniero. Fuori dalle mura amiche è la desolazione più assoluta ed un raccapricciante silenzio impregna l’area circostante.
Il sole stamattina deve aver avuto qualche impedimento e non si è presentato all’appuntamento con il giorno, al suo posto una fitta coltre di nebbia avvolge Maserà e dintorni, dando credito l’appellativo affibbiato nei secoli a questa pericolosa zona del pianeta: IL REGNO DELLE NEBBIE.
Dopo aver acceso le lanterne di segnalazione anteriore e posteriore della mia bicicletta e dopo il quanto mai necessario e propiziatorio segno della croce, mi inoltro titubante nel muro di nebbia come un coltello caldo entra nel burro. Per sicurezza attivo il fido navigatore che mi permetterà di non perdermi anche nelle condizioni più buie e pericolose.
Ai lati della strada le inquietanti sagome seminascoste degli alberi indicano il percorso ma ho come la sensazione di essere osservato. Di fronte a me, in lontananza, due occhi infuocati, probabilmente di un lupo, compaiono e scompaiono avvolti dalla nebbia sempre più fitta. Con un sospiro di sollievo scopro che si tratta delle rosse lanterne di segnalazione posteriore di due ciclisti che mi precedono. Tento di raggiungerli ma le loro luci si affievoliscono sempre di più e spariscono nel nulla. Evidentemente hanno più paura di me e sono in fuga dai loro incubi.
Sembra d’essere sul set de Il Signore degli Anelli, strane immagini sembrano sbucare da un momento all’altro dal fossato che costeggia la strada, i quattro cavalieri neri dell’apocalisse, orde di abominevoli orchi al servizio del perfido Saurus, persino Gullum il grigio con il suo “tesssoooro..” che mi echeggia nelle orecchie mentre dall’alto il passaggio di un incauto piccione mi sembra un pericoloso drago che mi sta dando la caccia.
Sono momenti dove il tempo sembra fermarsi, il cuore va a mille e tutti i sensi sono vigili a percepire il minimo rumore che possa anticipare il pericolo, che comunque sembra incombere ineluttabile. Proseguo lentamente ascoltandomi il respiro che si fa sempre più affannato, cercando di rimanere nel tracciato suggeritomi dal Garmin.
Dopo l’ennesima improvvisa curva succede l’inaspettato, il muro di nebbia si dissolve improvvisamente aprendosi e accumulandosi ai lati della strada come le acque del Mar Rosso aperte dal bastone di Mosè, liberando alla vista il cartello che ora, illuminato da un sole potente, indica che sono uscito dai miei incubi, che ho concluso incolume l’attraversamento del Regno delle Nebbie e dopo cinque allucinanti chilometri sono arrivato alla tanto agognata Mezzavia.
Potrebbe sembrare un incubo, un sogno, un allucinazione ed invece ti rendi conto che era tutto vero ma che fortunatamente è tutto finito.
Superato il famoso “Midway Bridge” (il ponte di Mezzavia, punto di confine del Regno delle Nebbie) il sole sembra sia arrivato puntualmente ed illumina da par suo tutto il paesaggio dando a tutta la zona termale un senso di tranquillità e sicurezza. Sollevato dallo scapato pericolo potrei fermarmi qui e godermi il resto della giornata magari per fare un po’ di sano relax alle terme ma ho un appuntamento con il gruppo dei mitici ciclisti de Le Terme che anche oggi hanno previsto un bel percorso sui colli Berici.
Mi accoderò a loro, sicuro di non avere altri incubi e che le pur potenti forze del male non potranno nulla contro una trentina di forti ciclisti intenzionati a divertirsi e darsi battaglia per tutta la mattinata.
Il resto è pura cronaca e non credo interessi i miei tre lettori come la descrizione dei miei primi cinque chilometri, per cui mi limito a indicare il percorso ed allegare le poche foto scattate nell’unico momento di pausa della mattinata, ma senza dimenticare di concludere con il tradizionale:
Per LE TERME Hip Hip Hurrà