Orizzonti del Garda

Il Giro del Lago di Garda è una esperienza che ogni ciclista dovrebbe fare prima o poi. Il percorso che fiancheggia per intero il grande specchio d’acqua misura 143km che noi normalmente affrontiamo partendo da Peschiera in senso orario.

In questa occasione abbiamo previsto una incognita deviazione sul Tignale che porterà a una distanza totale di 160km con un dislivello di oltre 1600m.

Anche oggi abbandonato il tepore delle nostre lenzuola ben prima del sorgere del sole e organizzati in gruppetti siamo saliti sulle auto che ci avrebbero trasportati a Peschiera con un carico di bicilette, attrezzature varie e soprattutto tanto sano entusiasmo.

Da subito abbiamo capito che le previsioni meteo con ci avrebbero tradito. Sul lago splendeva un bel sole che riscaldava la fresca aria mattutina. Ora tutto è pronto per la partenza e dunque il lungo serpentone di 18 ciclisti, quasi tutti iscritti al nostro gruppo, inizia la lunga pedalata attorno al Lago di Garda.

Peschiera, Sirmione, Desenzano in rapida successione e Lido di Manerba dove scendiamo al porticciolo per la prima delle tante foto della giornata.

Le calme acque del lago ora si mostrano in tutta la loro tranquilla eleganza dando un senso di pace e rilassatezza a tutto il paesaggio. Nessuna brezza in acqua, per cui nessuna vela ne poteva sfruttare la forza per la navigazione. Un signore con una tavola da surf elettrica sfiorava il pelo dell’acqua con la stessa naturalezza con la quale Gesù camminò sulle acque del lago di Tiberiade. Roba da non credere…

Ripartiamo attraversando la bella nobile Salò e ci ributtiamo sulla Gardesana, attraversando con prudenza qualche galleria fino allo svincolo per Tignale.

Qui comincia la salita di circa 6km con punti panoramici mozzafiato sul lago che visto dall’alto si mostra in tutta la sua naturale maestosità. Sul lato opposto si specchiano civettuole le cime del Monte Baldo con ancora qualche spruzzata di neve.

Dopo le foto ripartiamo, ancora in salita, fino a raggiungere la deviazione che porta al Santuario di Maria di Montecastello che si erge su uno spuntone di roccia che domina tutto il grande lago come una silenziosa e rassicurante sentinella.

Il breve tratto di salita, solo 900 metri, era un’incognita per tutti e la scalata in processione si è rivelata subito un calvario (testimoniato anche dalle 14 tradizionali stazioni della via Crucis che accompagnavano il percorso). Abbiamo resistito il più possibile prima di mettere il piede a terra ma appena uno di noi ha staccato il pedale tutti gli alti hanno preso la palla al balzo scendendo dalle biciclette senza vergogna.

Anche a piedi diventava difficile spingere la bici senza scivolare con le nostre scarpette e qualcuno ha pensato bene di togliere anche quelle per agevolare la scalata e per dare ancor più senso penitenziale al pellegrinaggio (l’ideale sarebbe stato farlo salendo in ginocchio, ma sembrava troppo).

Arrivati sul piazzale della chiesa però siamo stati sopraffatti, non dalla fatica, ma dalla magnificenza di quella magnifica e antica struttura che dava solennità a tutto il paesaggio.

Dopo la prudente discesa dal Santuario lo scenario cambia decisamente. Ci troviamo a pedalare verso l’interno sulle montagne bresciane in un paesaggio decisamente montanaro, con verdi prati ben curati, mucche al pascolo e fitti boschi di betulle. La discesa è bella e sinuosa e a tratti avvolta dai lunghi rami degli alberi che da entrambi i lati della strada nascondono completamente il cielo formando una galleria verde trafitta solo a tratti da qualche bel raggio di sole.

Il problema di quella strada era che continuava a scendere sempre di più e sapendo che poi avremmo dovuto risalire sull’altro lato della montagna questo ci preoccupava un po’. E la salita inizia inevitabile in fondo al canalone con un secco tornante a destra che trova impreparato qualche ciclista distratto dal paesaggio.

La salita, di circa 3km, è quasi sempre su pendenze a due cifre, come direbbe un bravo cronista, e mette a dura prova i provati ciclisti padani. Si arriva alla spicciolata su un altopiano che sovrasta Tremosine con il lago riapparso ora sullo sfondo. Da qui inizia la lunga e veloce discesa di circa 10km che ci porterà a Limone.

Ritornati sulla Gardesana in direzione Riva attraversiamo altre gallerie. Ora il lago ha cambiato veste, non più calmo e tranquillo come in mattinata ma sferzato da un vento teso che spira da sud. Le vele che stamattina erano raccolte sulle barche ora sono tese al vento e si rincorrono sul lago punteggiandolo di tante macchioline bianche come una notte stellata senza luna.

A Riva abbiamo previsto la nostra pausa pranzo (toast, coca e caffè) e come sempre ci esibiamo nella solita confusionaria sceneggiata dell’ordinazione selvaggia. Mentre siamo a riparo con il nostro meritato toast tra i denti, notiamo che il vento si sta rinforzando scuotendo ombrelloni, sventolando bandiere e facendo persino cadere la bicicletta del Presidente (la mitica Air force One). Sapendo che quelle raffiche le avremmo avute in faccia durante il ritorno sulla riva veneta del lago ci siamo preoccupati ma contavamo sulla benevola assistenza della Beata Maria di Montecastello.

Alla ripartenza il vento non ha disatteso le nostre preoccupazioni sferzando le guance dei ciclisti come quelle dei paracadutisti in caduta libera. Il lago mostra una nuova faccia di se. Ora è ricoperto di onde che si alzano dalla superfice formando schiumose ochette bianche che i tanti serfisti cavalcano con evidente soddisfazione. Con in mano le loro vele tese e piegate dal vento ne sfruttano la forza per lanciarsi ad alta velocità in tutte le direzioni con la stessa agilità dei ciclisti lanciati in tortuose e divertenti discese.

Noi invece stavamo combattendo una lotta impari ed il Presidente, che aveva preso malauguratamente la testa del convoglio, si trovava a dover verificare che il suo “CX” (coefficiente di penetrazione aerodinamica) era praticamente pari a zero essendo notoriamente “robusto dalla nascita”. In suo soccorso arriva ben presto il nostro uomo di colore (il Paolo Maron) che probabilmente ha ricevuto una benedizione diversa al Santuario o più semplicemente era “assistito” da una forza nascosta tra le pieghe della sua bicicletta. L’intervento del Maron è stato provvidenziale e ha accompagnato ad una velocità costante e tranquilla tutto il gruppo.

Il vento fortunatamente è un po’ calato nel finale per cui abbiamo potuto riammirare il lago che si era un po’ calmato preparandosi alle passeggiate serali dei tanti turisti tedeschi ed olandesi che aspettavano l’ora del gelato e dello spritz. Un’altra faccia di questo magnifico lago che nell’arco di una giornata ha cambiato più volte fisionomia mostrando sempre il meglio di se.

Siamo rientrati al parcheggio per recuperare le nostre auto lasciandoci alle spalle una bella, e credo “indimenticabile”, giornata di sport, amicizia, natura, esperienze ed emozioni. Qualcuno non vede l’ora di mettere in mostra i gioielli di famiglia con una doccia improvvisata in mezzo al piazzale mentre altri, per non dimenticare nessun particolare, preferiscono portare a casa ogni singola goccia di puzzolente sudore a ricordo di questa bella pedalata.

Per concludere sbuca, grazie all’amico Luciano, una bella ma soprattutto buonissima torta che abbiamo diviso consumato in un batter d’occhio.

Vorremmo ringraziare tutti i partecipanti per lo spirito di collaborazione dimostrato durante tutto il giorno e complimentarci con tutti i ciclisti per la tenacia e la caparbietà dimostrata in ogni occasione, con una menzione speciale per la nostra quota rosa. Bravissime Simonetta e Monica!!

Non ci resta che concludere questo “brevissimo” resoconto con il nostro solito motto gridando a squarciagola HIP HIP HURRA‘ per LE TERME dando appuntamento al prossimo Giro del Zoba giovedì 18 maggio che ci vedrà protagonisti sulle strade della famosa NoveColli scalando il Polenta, il Ciola, il Barbotto ecc. ecc. ecc.

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