La vera storia della Gloriosa Confraternita dei Cacciatori dei Capitelli di Sant’Antonio.
Sono sicuro che i miei lettori sapranno mantenere un segreto che così a lungo è stato custodito tra le pagine della Storia e che mossi da una irrefrenabile curiosità leggeranno questo “breve” racconto fino alla fine.
Era il lontano anno 1231, appena dopo la morte di Sant’Antonio da Padova, quando un gruppo di Templari per sfuggire alle sempre più aspre tensioni con il re di Francia, decise di trasferirsi sui Colli Euganei presso l’allora fiorente Monastero degli Olivetani sul Monte Venda, non solo per sfuggire alle persecuzioni ma anche per preservare e proteggere i tesori spirituali che erano stati eretti in onore del Santo morto nelle vicinanze di Padova 13 giugno 1231.
In una nicchia nascosta nelle segrete dell’antico monastero venne ritrovata una pergamena con lo Statuto che sanciva la nascita della Confraternita dei Gloriosi Cacciatori di Capitelli di Sant’Antonio, un’organizzazione dedicata a individuare, catalogare e proteggere i capitelli che erano stati eretti in tutto il mondo per perpetuare la memoria di uno dei santi più venerati dell’epoca.
I membri della confraternita erano guidati da un profondo senso di devozione e rispetto per Sant’Antonio e la sua eredità. Erano convinti che i capitelli fossero molto più di semplici monumenti di pietra; erano delle testimonianze vive del potere miracoloso del Santo e rappresentavano un legame tangibile tra la comunità e il suo patrono celeste.
Si narra inoltre che la Confraternita avesse nascosto all’interno di alcuni Capitelli criptici indizi per arrivare all’individuazione del nascondiglio segreto dove si celava l’immenso tesoro fatto d’oro, d’argento e pietre preziose accumulato dai Templari durante le tante Crociate in Terra Santa.
I Gloriosi Cacciatori di Capitelli si muovevano di città in città, da Abano a Monterosso, da Maserà a Mezzavia, spesso a piedi, alla ricerca di queste testimonianze sacre. Portavano con sé dei registri speciali per annotare i dettagli di ciascun capitello scoperto, comprese le sue dimensioni, il materiale di costruzione e le decorazioni presenti. Spesso i capitelli venivano eretti presso chiese, cappelle, incroci di strade e luoghi di preghiera, ma ogni tanto si potevano trovare anche in luoghi remoti o insoliti, come fitti boschi o impervie e inaccessibili montagne.
I membri della confraternita non erano solo degli studiosi appassionati, ma anche abili artigiani. Quando incontravano un capitello in cattive condizioni o minacciato da fattori esterni, si davano da fare per ripararlo o restaurarlo, preservando così il suo valore spirituale e storico per le future generazioni. Il loro impegno andava oltre la semplice documentazione e protezione: in molti casi, si offrivano volontariamente per condurre riti di benedizione o organizzare celebrazioni speciali presso i capitelli, rendendo omaggio a Sant’Antonio e alimentando la devozione popolare.
Attraverso i secoli, la confraternita resistette alle sfide del tempo e si adattò ai mutamenti sociali. Dal Medioevo al Rinascimento, dalla Riforma protestante all’Illuminismo, i cacciatori di capitelli continuarono a operare in silenzio, mantenendo viva la fiamma della fede e della tradizione.
Nel corso del XIX secolo, con l’invenzione e l’evoluzione della bicicletta la Confraternita decise di abbandonare sandali e cavallo e di adottare la bicicletta come unico e insostituibile mezzo di trasporto da utilizzare per le ricerche che sacri Capitelli.
Nel mondo contemporaneo, la confraternita si è dotata di strumenti tecnologici e di un vasto archivio digitale, che permette loro di documentare e condividere le informazioni sui capitelli in modo più ampio e accessibile.
Per mantenere segreta l’organizzazione e i loro membri hanno fondato un un Gruppo Ciclistico che serve loro solamente da copertura per non essere scoperti. Questo gruppo è denominato G.C. Le Terme dove la “G” sta per Gloriosi, la “C” sta per Cacciatori e la “T” naturalmente per ricordare l’ordine dei Templari.
Nel giorno in cui si festeggia di Santo di Padova, il 13 giugno di ogni anno, i Gloriosi Cacciatori dei Capitelli percorrono un tragitto che ripercorre i sentieri dei loro antichi predecessori rendendo omaggio al Santo e verificando lo stato di conservazione dei Capitelli.
Oggi purtroppo il Gran Maestro della Congregazione, il Duca Marchese dei Salmistraro, non ha potuto presenziare alla annuale cerimonia lasciando il compito di sostituirlo al Nobile Cavaliere Don Scopino da Pietraferrazzana ed al prode Conte Paolo dai Maroni Maron che hanno assolto allo storico compito guidando i Gloriosi Cacciatori dei Capitelli di Sant’Antionio per 80 km attorno ai Colli Euganei su cui si erge l’antica sede del Monastero degli Olivetani, raccogliendosi in antichi e misteriosi cerimoniali davanti ad ogni capitello con l’immagine del Santo.
Nel corso della cerimonia odierna si è tenuta l’iniziazione di alcuni nuovi adepti che hanno giurato, di fronte a ogni capitello, l’assoluta fedeltà alla Congregazione nei secoli dei secoli: Madama Simona della Nobile Famiglia dei Bernardi, il Conte Paolo della Casada dei Maragotto, il Nobile Condottiero Don Giuseppe dei Sattin e il Don Mauro della prestigiosa famiglia dei De Col.
Chi volesse in futuro far parte della Gloriosa Confraternita è pregato di contattare direttamente, con la massima riservatezza e una borsa di monete d’oro, il Gran Maestro della Congregazione, il Duca Marchese dei Salmistraro.
Chi avrà letto questo testo fino alla fine è tenuto a non divulgarne il contenuto e soprattutto di non nominare mai in pubblico i nomi dei confratelli menzionati nell’articolo. Per confermare l’accordo di riservatezza (non disclosure agreements, NDA) si prega di mettere un like in fondo a questo articolo.
e per la
Gloriosa Confraternita dei Cacciatori di Capitelli di Sant’Antonio
HIP HIP HURRA’
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