Amici del Pedale

Questa è la storia affascinante di un incontro casuale avvenuto l’anno scorso sulle spettacolari Colline Bolognesi, che si è evoluto in una meravigliosa giornata dedicata allo sport e alla condivisione di momenti tra due splendide rappresentanze del cicloturismo emiliano-romagnolo e veneto.

Lo storico Pedale Bolognese con i suoi oltre 100 anni di storia e il più giovane Gruppo Ciclistico Le Terme che negli ultimi anni si è però distinto nella zona termale come aggregatore di amanti della bicicletta, hanno condiviso momenti indimenticabili pedalando tra le ondulate strade dei Colli Euganei. Questo incontro ha segnato l’inizio di una splendida amicizia tra i due gruppi, uniti dalla passione per le due ruote e l’amore per la natura.

Il Gemellaggio

Alla partenza, davanti l’imponente Duomo di Abano Terme, si è assistito all’unione di circa quindici ciclisti provenienti dalla città felsiena e altrettanti dalla nostra zona termale. Sin dai primi istanti, è emersa una palpabile sintonia tra i due gruppi, i quali condividono un’identica visione della vita e un comune approccio al ciclismo. Questa affinità ha reso del tutto naturale l’instaurarsi di un sentimento di appartenenza reciproca che si è concluso con lo scambio dei rispettivi gagliardetti e una stratta di mano tra i due presidenti Gabriele e Flavio.

Bel gruppone

Il lungo e sinuoso serpentone composto da maglie blu dei “termali” e nero-verdi dei “pedalini” ha sicuramente colpito l’attenzione; molti piccoli gruppi di ciclisti che incontravamo lungo il percorso rimanevano meravigliati nel vedere una schiera così vasta e al contempo così disciplinata procedere sulla strada.

I ciclisti del Gruppo Ciclistico Le Terme, fieri ed entusiasti, hanno fatto da ciceroni ai nuovi amici bolognesi, mostrando loro le bellezze mozzafiato di questo angolo di Veneto, un territorio che incanta per la sua unicità paesaggistica e la ricchezza culturale. Per molti dei membri del Pedale Bolognese, era la prima volta che si avventuravano su queste strade, e l’esperienza si è rivelata subito un’incantevole scoperta.

Le foto

Le tante immagini (oltre 500) scattate durante il percorso dal nostro fotografo motorizzato, raccontano di sorrisi, sforzo condiviso e panorami che solo i Colli Euganei possono offrire. La simpatia e il calore umano hanno fatto da collante in ogni pedalata, in ogni scambio di battute e in ogni pausa per ammirare il paesaggio.

La temperatura

Se dobbiamo proprio guardare il pelo nell’uovo, possiamo dire che mancava qualche grado in più per rendere la pedalata odierna assolutamente perfetta. Tuttavia, noi ciclisti, non siamo di certo quelli che si perdono in queste quisquiglie.

Il percorso

Il percorso, magnificamente studiato ad hoc, ha permesso di toccare alcuni dei punti più rinomati e suggestivi della zona, lasciando i ciclisti senza fiato non solo per la fatica, ma anche per la bellezza che li circondava.

Per approfondire

Per consentire agli amici bolognesi (ma non solo) di esplorare meglio, anche se solo virtualmente, i siti e le località che abbiamo potuto vedere solo di sfuggita questa mattina, li ricordiamo di seguito con questi link: Abano Terme, Villa Bassi, Abazia di Praglia, Villa Cavalli, Teolo, Villa Contarini-Piva, Este, Calaone, Arquà Petrarca, Giardini di Villa Barbarigo, Villa Vescovi, Santuario della Madonna della Salute.

Cin Cin alla bicicletta

E come in ogni evento che si rispetti, non è mancato il momento conviviale: un bel brindisi e qualche appetitoso stuzzichino che ha deliziato i palati e rafforzato i legami.

Questo incontro tra il Pedale Bolognese e il Gruppo Ciclistico Le Terme non è stato solo una semplice uscita in bicicletta, ma una vera e propria celebrazione dell’amicizia e della condivisione, elementi che, al di là della competizione sportiva, rimangono il cuore pulsante del ciclismo amatoriale.

Un brindisi alla salute di queste due realtà ciclistiche e alla speranza che altre giornate come questa possano ripetersi, all’insegna della passione comune che le unisce: il ciclismo.

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Ultime parole famose: Vedrai che non piove …

Era meglio quando c’era lui…

Scommettiamo che non piove?

Quando le previsioni meteo le dava l’indimenticato Colonnello Bernacca, nessuno osava mettere in dubbio le sue parole: se annunciava pioggia, era un dato di fatto. Al massimo, la gente al mattino si affacciava alla finestra, osservava il cielo e decideva se era il caso di fare un giro in bicicletta o meno. Oggi, invece, le previsioni meteorologiche sono frutto di sofisticate analisi scientifiche, che forniscono informazioni dettagliate su località e orari delle precipitazioni, intensità della pioggia, temperatura dell’aria e direzione del vento. Eppure, nonostante la disponibilità di queste previsioni su una miriade di applicazioni, spesso i dati sono così discordanti che diventa impossibile capire con certezza quale sarà il reale andamento del tempo.

Paderno del Grappa, Castelcucco, Colline Silenziose, Forcella Mostaccin, Asolo.

Avevamo programmato questa bella uscita da tempo e nonostante le previsioni meteo non fossero affatto incoraggianti, prevedendo pioggia e un sostanziale abbassamento delle temperature, il coraggioso gruppo di impavidi ciclisti ha scelto democraticamente (rigorosamente per alzata di mano) di accettare la sfida. Con spirito indomito, hanno intrapreso un’escursione che avrebbe potuto, a posteriori, rivelarsi fatale.

Partiti puntuali alle 08:30 da Abano il gruppetto degli undici ciclisti ha puntato decisamente verso nord dove all’orizzonte si stagliavano già una serie di nuvoloni di color antracite che non promettevano niente di buono. L’unica loro speranza era che nelle due ore circa necessarie per raggiungerli, si fossero già scaricati del loro carico d’acqua lasciandoli passare, asciutti, come Mosè tra le acque del Mar Rosso.

Effettivamente dopo le due ore, pedalate con ansia sempre maggiore, il colore dei nuovoloni era cambiato. Si ma da color antracite a nero di seppia. Il vento soffiava impetuoso sfidando il plotoncino di ciclisti. Come un nave nella tempesta affronta di prua l’onda più alta per fronteggiarla con determinazione anche loro si confrontarono con l’oscurità avvolgente e le prime gocce di pioggia a testa bassa.

Colline tonanti

Dal Onè siamo saliti a Paderno del Grappa seguendo una bella stradina alternativa alla più trafficata provinciale per poi proseguire in direzione Castelcucco e le famose “Colline Silenziose” che oggi però erano scosse da tuoni possenti e abbaglianti saette e dunque “Colline Tonanti”.

I meglio istruiti tra noi ci hanno spiegato che questi fenomeni atmosferici hanno luogo quando una massa d’aria fredda si scontra con una massa d’aria ghiacciata (ma non era una fredda e una più calda? Boh)

Malgrado la pioggia battente e il fragore dei tuoni, siamo però rimasti affascinati dalla bellezza selvaggia di questa natura in tempesta.

Forcella Mostaccin

Scendiamo a Valle e imbocchiamo la celebre salita che sale a Forcella Mostaccin e scende poi a Maser. Miracolosamente la tempesta ci concede una tregua e la salita, nonostante sia stata flagellata dal vento rimane asciutta. Il panorama è stupendo e mostra il massiccio del Grappa coperto da una spolverata di neve appena depositata dalle nuvole che ora ci inseguono.

Il drappello di ciclisti sale alla spicciolata e il presidente (lo scrivente) si attarda probabilmente assorto nel memorizzare questi intensi momenti di riflessione.

Maser (no Maserà)

Scendiamo con prudenza a Maser mentre la tragua è finita, anzi, la pioggia aumenta di intesità e ci costringe a cercare rifugio in un bar. Qui prendiamo qualcosa di caldo, prosecco e tramezzino (che di caldo non hanno niente). A qualcuno balena l’idea di chiedere un grosso sacco dell’immondizia per proteggersi dalla pioggia, un’astuzia prontamente imitata da coloro che hanno trascurato di portare anche solo un giubbino antivento

Che freddo. Temperatura 4°

Dopo aver lasciato il bar, siamo ripartiti sotto una pioggia battente. Un freddo glaciale. Il computerino della bici segnava appena 4 gradi. I nostri guantini estivi erano tuttaltro che adeguati al clima e le dita delle mani quasi non rispondono (anche il nostro uomo di colore, il Maron, aveva freddo alle mani, lui che porta guanti riscaldati d’alta montagna anche in estate). Il freddo e la tensione irrigidiscono i muscoli del collo e ne limitano i movimenti. In tutta questa concitazione siamo riusciti anche a sbagliar strada ed ad allungare di qualche chilometro il percorso.

Il rientro via Castelfranco Veneto è molto trafficato e dunque pericoloso. Tuttavia, una piccola consolazione ci viene dal vento che, se all’andata era contrario ora soffia a nostro favore, agevolando il rientro.

Conclusioni

Siamo rientrati ad Abano sani e salvi, senza nessun incidente e tutto è bene quel che finisce bene. Certo poteva anche andarci peggio; per esempio avrei potuto forare in discesa sotto la pioggia (giuro che l’ho pensato).

Devo ammettere che è stata dura, probabilmente per ciascuno di noi, ma a giudicare dalla soddisfazione che si leggeva nella faccia dei ciclisti per aver superato anche questa ardua prova, credo che tutti siano rientrati a casa per una bella doccia calda ma portandosi dentro un bagaglio di splendide emozioni.

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Ciclisti “Le Terme” a Sottomarina, e i Puffi a Chioggia

Recuperiamo l’uscita alla diga di Sottomarina rinviata per brutto tempo lunedì di Pasquetta

Domenica 7 aprile 2024

Trenta ciclisti “termali” che per la prima volta potevano sfoggiare la loro nuova e modernissima divisa si sono dati appuntamento al famoso ponte di Mezzavia. La giornata primaverile ha consigliato a molti di scoprire definitivamente polpacci e braccia che dopo il lungo periodo di copertura invernale risultano bianche come il famoso marmo di Carrara (non ho mai capito quale delle Due produce marmo). La temperatura alle otto del mattino era ancora fresca e una leggera foschia ci ha accompagnato per la prima parte del percorso.

Gli occhi di tutti a controllare la divisa del ciclista che li precede per apprezzarne le novità e per scovare eventuali criticità da riportare ai responsabili dell’abbigliamento. In estrema sintesi tutti sono soddisfatti della nuova grafica che con la sfumatura alta e il fondello nero, slancia le forme anche ai più rotondi di noi.

L’avvicinamento a Sottomarina procede secondo le nostre ormai collaudate velocità e soste. Qualcuno come sempre si avvantaggiava per avere il tempo di piazzarsi e scattare delle foto al gruppone in movimento.

I Puffi

L’ingresso in Sottomarina dei trenta ciclisti in blu, ha scatenato la curiosità dei passanti e una bambina sul marciapiede grida gioiosamente: “Mamma, mamma, guardi, i puffi in bicicletta

Appuntamento imprescindibile la foto in diga per avere il mare sullo sfondo, ma oggi eravamo così tanti che abbiamo offuscato anche il mare.

Attraversiamo slalomeggiando “Chioggia in Fiore” tra bancarelle di fiori colorati e tanta gente a passeggio per arrivare al solito bar per il caffè e un macchiatone. E’ d’obbligo anche la visita alla famosa toilette del bar, il cui ingresso, vista l’alta affluenza, dovrebbe essere contingentata con la Cappella degli Scrovegni a Padova.

Ci ricongiungiamo con Eros che partito con qualche minuto di ritardo arriva nella cittadina Adriatica probabilmente anche prima di noi.

Siamo pronti a ripartire e il lungo corteo (da non confondere con coltello) di ciclisti in blu riprende il percorso puntando con decisione ai Colli Euganei che, sparita la foschia iniziale, sono ben visibili sin dalla Laguna.

Ancora Cesare a fare un’andatura regolare con la sua bici ibrida in testa al gruppo (dovremo metterlo a busta paga).

Nulla da segnalare se non la grande attenzione di tutti nel rimanere in scia al gruppo e nel segnalare le temutissime auto in arrivo. Un cenno particolare merita il più grande di noi, Mr. Roberto Buson, che con i suoi 80 anni (e oltre) tiene il passo di tutti senza l’assistenza elettrica a cui molti suoi coetanei si sono ormai dovuti arrendere. Grande!!

Rientro al Ponte di Mezzavia (vedi foto) nei tempi previsti e senza nessun intoppo, pronti a pranzare con la famiglia e a goderci i tepori pomeridiani con una passeggiata in una bella e soleggiata domenica di Aprile.

Attenendomi ai numerosi consigli ricevuti, sto pianificando di pubblicare una raccolta dei miei emozionanti racconti di cicloturismo in un volume che presto sarà disponibile nelle principali librerie e sui siti web specializzati in letteratura. Per affrontare i costi di stampa, ho considerato l’opzione di aprire le pre-ordinazioni del libro, offrendo uno sconto esclusivo ai membri iscritti al blog.

Solo per te e solo per oggi a Euro 849,99

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Abano – Recoaro – Passo Xon

Dopo essere stato rimosso, attraverso un’unanime decisione, dalla mia carica di cronista del gruppo, avverto una certa esitazione nel descrivere l’esperienza vissuta oggi. Ciò nonostante, considerato che il più titolato Ivano non è ancora pronto per affrontare questo tipo di performance sportive, mi trovo a doverlo rimpiazzare, e giusto per questa occasione, riprendendo il ruolo che avevo conquistato con tanta dedizione.

La mera cronaca

Ore 08:30 – Un nutrito drappello di intrepidi ciclisti sono partiti dalla ridente cittadina termale di Abano per raggiungere la consorella Recoaro in provincia di Vicenza che tuttavia negli ultimi anni ha perso gran parte del suo carattere termale. Si tratta di un percorso di cira 155km, solo per chi parte da Abano mentre io ne ho contati 183, con una difficoltà altimetrica di 1200m.

Ore 09:30 – Il primo intervallo a Longare, sosta idraulica in piena ciclabile, e con la stessa mano ferma una foto di tutto il gruppo, prima della scissione. Scambiamo un saluto veloce con gli amici che optano per un itinerario meno esigente del nostro, e rimasti in dieci siamo subito pronti a rimetterci in marcia, più determinati che pria.

Ore 10:00 – Dopo esserci misurati con la faticosa ascesa nota come “Michelangelo” e raggiunta la dorsale, perdiamo altri due componenti del nostro gruppo che abbiamo subdolamente indirizzato a scalare per la prima volta la disumana salita che da Sant’Agostino porta a Perarolo, detta la “maledetta” o “il cavatappi”. Abbiamo deliberatamente omesso di riferire loro questi soprannomi per non demoralizzarli. Contattati in seguito ho chiesto loro come fosse andata. Mi hanno risposto usando le stesse imprecazioni di Cico, l’amico di Zagor, quello dei fumetti (ricordate?), con parolacce tipo Acc!, Malediz!, Dannazz! (poteva andarmi anche peggio).

Ore 10:30 – Ridotti definitivamente a otto unità giungiamo a Sovizzo da dove parte la salita che ci porterà a Sant’Urbano. Il primo tratto abbastanza impegnativo (un bravo cronista parlerebbe di pendenze a due cifre, ma Ivano non c’è! ). Durante la salita ci accompagna un nugolo di corvi neri dal gracidio sinistro. Sono uccelli considerati di cattivo auspicio, e il presagio di una imminente foratura si fa strada nella mia mente. Gli uccelli persistono nel seguirci, simili ad avvoltoi che annusano la morte del cowboy che avanza lentamente e solitario sul suo cavallo stremato nel deserto, pronti a pasteggiare sui resti dei loro corpi.

Ore 11:00 – Indenne da forature, ci avventuriamo sulla tortuosa strada che si snoda lungo la cresta della collina, per poi scendere bruscamente verso Castelgomberto. Qui, ci concediamo una pausa, gustando un caffè e un macchiatone, accompagnati da alcune soffici brioches (o “brioss”, come avrebbe più elegantemente scritto l’Ivano). Non manca chi, invece, si dedica con gusto all’assaporare un succulento panino farcito.

Ore 11:30 – Con il Presidente sempre a dettare l’andatura, attraversiamo il centro di Valdagno e saliamo pedalando sul largo stradone che ci condurrà a Recoaro. Il Presidente (lo scrivente n.d.r.), figura centrale di questa narrazione, scatta con vigore sorprendente, seminando gli altri ciclisti ammutoliti dalla sua impetuosa accelerazione. Invano tentano di raggiungerlo; ormai, le porte di Recoaro lo accolgono trionfante. Intanto, da fondo gruppo si leva un mormorio: qual era l’ingrediente segreto della mezza brioche del Presidente, capace di scatenare una verve così travolgente?

Ore 12:30 – In centro a Recoaro, ci concediamo una pausa per scattare un’ulteriore memorabile fotografia. Coloro che in precedenza si sono deliziati con il succulento panino farcito, ora si attardano curiosi davanti a uno stand che offre formaggi d’alpeggio e addentano con entusiasmo una mezza forma di formaggio stagionato.

Nell’attesa dei distratti dal formaggio si socializza con un indigeno (nativo di Recoaro) che in bocca sfoggia 5/6 denti alternati ad incastro (tre sotto e due sopra) dei 32 che madre natura gli aveva inizialmente fornito. Ci ricorda che ai tempi d’oro Recoaro era denominata la Valle Smeraldo per i suoi colori o anche la Valle delle Lacrime per le frequenti piogge che alimentavano le miracolose fonti dell’acqua di Recoaro. Ora invece, sempre a suo dire, i corrotti politici locali hanno rovinato tutto e dove fino a qualche anno fa sorgevano le famose Terme tra rigogliose ortensie ora regnano erbacce e abbandono.

Ore 13:00 – Dal centro di Recoaro imbocchiamo la salita che porta dopo 4km a Passo Xon. Si sale alla spicciolata e quelli del panino e del formaggio si attardano. Probabilmente la troppa alimentazione ha provocato l’effetto contrario. Il fiato si fa corto e l’organismo devia tutte le energie verso la digestione a discapito della forrza muscolare necessaria per pedalare con vigore.

Il Pianeta delle scimmie

D’improvviso, emergendo dal folto della vegetazione, mi sembra di scorgere un buffo esemplare di scimmia che, con un misto di derisione e incitamento, si fa beffa dei ciclisti in difficoltà offrendolo loro ancora qualcosa da mangiare e li esorta a non mollare.

Passo Xon

Ore 13:30 – Raggiungiamo finalmente la cima del Passo Xon (700m s.l.m.), che sebbene non sia maestoso come lo Stelvio, ci offre comunque un ottimo pretesto per scendere dalle nostre biciclette e scattare (con un pizzico di narcisismo) delle foto ricordo.

Bene ora si riparte. Il percorso si snoda in una veloce discesa che serpeggia fino a Staro, proseguendo poi verso Valli del Pasubio. Giunti a Staro, ci si imbatte in uno spettacolo inaspettato: un gigantesco scoiattolo sembra pronto a scagliare una enorme ghianda. In questa occasione, non sono il solo a essere catturato da tale visione come prima per la scimmia, così ci fermiamo tutti per immortalare l’insolito momento con una fotografia. Tutti tranne Walter, che, probabilmente spaventato dall’enorme creatura, ha preso la via della fuga a tutta velocità.

Ore 13:45 – Giunti a Valli del Pasubio si è fatta l’ora di mangiare qualcosina.
Qualcosina? Siamo entrati in Farmacia. Farmacia? Si un bar che si chiama proprio così “La Farmacia dei sani”. Qui siamo andati all’assalto di tramezzini e panini come se non ci fosse un domani. ll buffet, ricco di appetitosi stuzzichini, è stato letteralmente spazzato via dal nostro impeto goloso, sotto gli occhi divertiti degli altri clienti. Che figure….di m….

Ore 14:00 – Espletato anche l’incombenza dell’alimentazione non ci resta che rimetterci in viaggio. Da qui mancano solo una settantina di chilometri per Tornare ad Abano e al motto di “tanto da qui è tutta discesa fino a Limena” il presidente si rimette alla testa del suo grappolo di audaci ciclisti e si lancia a velocità sostenuta verso casa.

Ore 16:15 – Raggiungiamo Abano, la nostra destinazione termale, dopo aver attraversato in veloce successione Schio, Malo, e Vicenza ci ritroviamo ora su strade che ben conosciamo, procedendo uno dietro l’altro. La velocità ora è controllata anche per dare modo a tutti di rimanere agganciati al gruppo. Salutiamo prima Simone che si divide dal gruppo a Fossona in direzione Selvazzano. Poco dopo sparisce nel nulla (come era venuto) anche il Mario, un estroso personaggio, ma buon pedalatore, che ci ha seguito oggi per la seconda volta. A Monterosso è la volta di Marco, che è già arrivato a casa. A Montegrotto non salutiamo Mauro che pensavamo ci seguisse e invece è rincasato anche lui. Rimangono dunque il Presidente, il Paolo, il Maron e il Walter che come da tradizione, se superano i 150km si fermano per festeggiare la bella giornata davanti a un bel bicchiere di birra media.

E anche oggi alla fine …. una bella media

Mi auguro che il racconto di questo nostro viaggio in bicicletta riesca a trasmettere l’essenza della passione che ci motiva a pedalare incessantemente per ore. Di fronte alla domanda “perché lo fate?” o “ma chi ve lo fa fare”, spesso rimaniamo senza parole; è complesso spiegare a parole ciò che ci anima. Tuttavia, al termine di una giornata come questa, ci sentiamo appagati, soprattutto interiormente. Uno sguardo reciproco è sufficiente per comprendere che i nostri compagni di avventura, e chiunque pratichi il ciclismo, conosce il significato non detto di ciò che proviamo.

Ora rientro disciplinatamente nei ranghi e lascerò il ruolo di cronista all’amico Ivano, che con più maestria di me saprà narrarvi le nostre scorribande. Solo un clamoroso appello popolare potrebbe indurmi a riprendere questo incarico, o nel caso in cui Ivano si dimettesse, designandomi come suo degno erede.

L’alternativa potrebbe essere anche quella di lanciare su WhatsApp un, ulteriore, sondaggio popolare….

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